In una fredda mattina di Gennaio ho iniziato un laboratorio di Media Education nella provincia di Treviso. Il percorso aveva come obiettivo quello di affrontare, come da richiesta della scuola, il tema del Cyberbullismo e della cittadinanza attiva digitale.

Una volta entrato in classe, dopo una prima attività di conoscenza, spiego quale sarebbe stato il tema del mio intervento. Qualcuno in classe sbuffa. Occhi rivolti al cielo. Chiedo cosa succede e come mai quella reazione. Una ragazza mi risponde:

– Non ne possiamo più di parlare di Bullismo e Cyberbullismo. Ne abbiamo parlato con la [tal dei tali], [tal dei tali] e anche [tal dei tali]! Abbiamo capito! Le nuove tecnologie sono pericolose e non dobbiamo utilizzarle! Non siamo mica stupidi! –

I ragazzi mi hanno spiegato che avevano già fatto diversi incontri con esperti, docenti e organi istituzionali in cui avevano parlato dei rischi del web e di Internet. Il “problema” è che avevano parlato solo dei rischi, in lezioni/convegni frontali nelle quali nessuno aveva chiesto loro quali erano i loro pensieri in merito. Confessarono di essere un po’ stanchi di questo approccio. Sinceramente, li capivo.

Ho spiegato loro che la mia proposta era “leggermente” diversa. Il “menù formativo” prevedeva un primo incontro in cui partire dalle loro esperienze e condivisioni, di quello che piace a loro “fare” on-line. Ho raccontato anche la mia esperienza di vita digitale. Un breve excursus dal modem 56k fino ai giorni nostri. Dal telefono a gettoni alle Skype call. Da Pac-man, con la moneta 100lire, a Overwatch con player di tutto il mondo.

Ho chiesto a loro di fidarsi di me. Di fidarsi perché parlo di Media Education da più di dieci anni, perché mi diverto su Instagram e con la Play4 e perché sono convinto che usare la rete con testa apre un mondo nuovo. Un mondo di possibilità.

Dopo questo confronto ho chiesto loro cosa può rendere Internet un luogo da evitare.
Mi hanno raccontato le loro esperienze e quelle di alcuni loro coetanei a loro vicini.
Abbiamo così parlato di emozioni e sentimenti. Felicità, rabbia, paura, tristezza, speranza ed entusiasmo. Emozioni e sentimenti VERI, che si possono provare anche on-line.

Nella seconda parte del laboratorio abbiamo sviluppato, anche tramite tecniche formative teatrali, una riflessione tra le modalità comunicative on-line e quelle offline. Abbiamo ripreso alcuni concetti sviluppati nel primo incontro per “metterli in scena”. Abbiamo avuto modo di discutere dell’impatto emotivo che ha su di noi la comunicazione digitale considerandone sia i limiti che gli aspetti virtuosi. Assieme ai ragazzi abbiamo cercato di rispondere ad alcune domande: come sta cambiando la nostra vita grazie ad Internet? Quanto tempo passiamo nella vita reale e nello spazio digitale? Ma soprattutto…perché?

Queste domande non avevano la funzione di allarmare o rassicurare i ragazzi ma di sviluppare una consapevolezza critica di come le tecnologie digitali stiano cambiando il nostro mondo, le emozioni e la socialità.

Le ore sono volate.

Questa, secondo me, è la metodologia formativa con cui trattare l’educazione a TUTTI GLI ASPETTI del digitale.

Fortunatamente, anche grazie alle rete, sto incontrando sempre più professionisti che la pensano come me.

Perché sono sempre più convinto che, citando Rudy Bandiera,  “viviamo in un mondo con altre persone e non è il mio risultato che migliora tutto il resto, è il percorso che ho fatto per raggiungerlo”.